IL TRADITORE

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Il 21 marzo è la Giornata della Memoria contro le vittime innocenti delle mafie e per dare la giusta attenzione a questa ricorrenza, Pass ha deciso di dedicare la rubrica culturale del mese di marzo con i film che hanno rappresentato sul grande schermo a questo tema.

Il primo appuntamento è con “Il traditore” film del 2019 di Marco Bellocchio.

La pellicola narra le vicende, realmente accadute, di Tommaso Buscetta anche conosciuto come Don Masino, alto membro di Cosa Nostra che diventerà collaboratore di giustizia.

Il film si attiene strettamente ai fatti storici accaduti e nel cast può contare la presenza di Pier Francesco Favino che riveste i panni di Tommaso Buscetta.

 Nell’immagine le due famiglie di cosa nostra, unite, durante i festeggiamenti di Santa Rosalia, patrona di Palermo.

Sicilia, anni 80, le due famiglie mafiose di Cosa Nostra palermitane e corleonesi sono a capo del traffico di droga mondiale e si trovano unite in una alleanza fittizia.

Tommaso Buscetta boss affiliato di Palermo, avverte il pericolo e per questo decide di trasferirsi in Brasile insieme a gran parte della sua famiglia.

Gli attriti non tardano a manifestarsi: in Italia con una serie di omicidi e in Brasile con la polizia brasiliana che procede all’estradizione di Don Masino.

I corleonesi guidati da Totò Riina diventano rivali di Buscetta, che cade nelle loro mani. A questo punto, per Buscetta il ritorno in Italia significa la sua fine.

Il giudice antimafia Giovanni Falcone gli offre un’alternativa: la possibilità di collaborare con lo Stato italiano; ma per il codice d’onore mafioso questo rappresenta alto tradimento, nonché la firma della propria condanna a morte da parte dei clan malavitosi.

Buscetta accetta di collaborare, nonostante non si definisca un pentito o un traditore, ma contrario alle regole della nuova mafia e inizia a dare informazioni al giudice Falcone.

Nell’immagine una scena del film nella quale
il giudice antimafia Giovanni Falcone interroga Tommaso Buscetta,
ormai divenuto collaboratore di giustizia.

“La mafia finirà quando un mafioso parlerà” parole che Giovanni Falcone nel film, pronuncia a Buscetta per renderlo consapevole dell’importanza delle sue dichiarazioni.

Tommaso Buscetta passerà alla storia come uno dei primi mafiosi che inizia a collaborare con lo Stato Italiano, dando dettagliate informazioni sull’organizzazione e sulla criminalità siciliana.

Successivamente anche Salvatore Contorno, collaboratore mafioso di Buscetta, inizia a cooperare con lo Stato.

Come mostra il film, è proprio grazie alle deposizioni di Buscetta e Contorno che inizia il processo penale per crimini di mafia che passerà alla storia come Maxiprocesso.

Il giudizio viene rappresentato tra le deposizioni dei collaboratori di giustizia e il dissenso degli imputati che si mostrano innocenti convinti, ma si conclude con gravi condanne nei confronti di quest’ultimi che giurano vendetta a Buscetta.

Ed è proprio questo il punto sul quale si snoda tutto il film, a partire dal titolo: “Il traditore”,

Volutamente scritto tra virgolette, indica la denominazione che Buscetta subisce da parte dei corleonesi, come scrive lo stesso Giovanni Falcone nel suo racconto “Cose di Cosa nostra”.

Buscetta viene poi trasferito negli Stati Uniti sotto scorta, ma la mafia continua, comunque, a colpirlo attraverso le ritorsioni rivolte ai suoi familiari rimasti in Italia.

Quando quest’ultimo scopre che il giudice Falcone è morto nella strage di Capaci, decide di ritornare nella sua terra di origine, per mantenere la promessa fatta al giudice e porta alla luce una questione che non aveva mai menzionato prima: i rapporti tra mafia e Stato.

Queste sue ultime deposizioni portano al processo del secolo, dove anche lo stesso Buscetta viene messo sotto accusa da parte della difesa che mette in luce le sue innumerevoli contraddizioni.

Il personaggio di Tommaso Buscetta rimane fino alla fine in bilico tra il bene e il male, ma il giudice Falcone ribadisce che le sue deposizioni non lo hanno reso un eroe, in quanto i crimini di cui si è macchiato rimangono indelebili. 

Articolo a cura di Martina Michelazzi

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