Serendipità: quando trovi ciò che non cercavi, ma di cui avevi bisogno

Tempo di lettura: 3 minuti

Matteo Bussola ha presentato il nuovo romanzo “La vita fino a te” a Verona

di Beatrice Castioni e Carla Raso

 

 

Una sala gremita e un’atmosfera di attesa martedì 15 maggio alla Feltrinelli di via Quattro Spade. L’occasione è stata la presentazione del nuovo romanzo di Matteo Bussola, “La vita fino a te” (Einaudi). Si parla d’amore? Anche, ma sulla sua espressione come sguardo. L’amore implicito quando si concentra il proprio focus su qualcosa, che magari non si è sempre cercato, ma che è arrivato. Per Matteo ogni cosa che succede arriva davvero per una ragione, e ti permette di modificare il tuo sguardo sul mondo. Accogliere ciò che accade è già una scelta, non vuol dire accontentarsi nel senso negativo del termine. La felicità deriva dunque dall’accettare ciò che si ha e non essere sempre alla ricerca spasmodica di occasioni, stati d’animo, successi. Diventare padre della prima figlia, per esempio, non è stato programmato e anzi è stato inaspettato; la paura che la paternità potesse togliergli tempo ed energie preziose si è trasformata nell’apprezzamento di ogni singolo momento, che ha decisamente più valore adesso. <<Dieci minuti diventano adesso DIECI MINUTI!>> e si impara a scegliere cosa ritenere importante. Spesso, spiega Bussola, non poniamo sufficiente attenzione alle nostre vite e crediamo che i fallimenti possano deviare il cammino che ci eravamo scelti. In realtà gli errori sono il sale della vita e ci possono spingere verso la strada che fa più per noi, anche se ancora non ce ne siamo resi conto. Solo il passare del tempo ci permette di capirlo. Scrivere e leggere per lui aiuta ad assumere un punto di vista diverso su ciò che ci circonda. Cambiando se stessi, si può cambiare la quotidianità. Provare per credere.

Passiamo all’amore inteso come relazione con l’altro; lo scrittore è convinto del fatto che avvicinarsi a chi è diverso da noi potrebbe essere un buon modo per sperimentare nuove esperienze, verso le quali altrimenti non saremmo mai stati spinti. Meglio conoscere la persona che fa per noi, piuttosto che ri-conoscerla come nostro doppio e non avere quindi l’opportunità di scoprire punti di vista ed ideali differenti. Solo così ci si completa e Matteo e la moglie Paola sono esattamente questo: opposti ma complementari.

E la nostalgia? Quella brutta bestia che ti assale quando ti manca ciò che avevi ed ora non hai più, spesso collegata al rimorso di aver fatto scelte sbagliate nella vita? Matteo ha un’opinione chiara sull’argomento: se potesse tornare indietro, non cambierebbe molte cose, perché ogni età ha le sue tappe ed è diventato l’uomo che è grazie al suo vissuto. La nostalgia arriva ugualmente, ma ormai sa quanto farsi condizionare da essa.

Lo scrittore nel suo romanzo parla di tutto questo e di molto altro e racconta agli ascoltatori come lo ha strutturato: sono presenti quattro sezioni, intitolate “Blu, Verde, Rosso e Bianco”. Colori associati a stati d’animo, che per il lettore potrebbero evocare altre situazioni e sentimenti; <<i frammenti di testo possono farvi identificare e riconoscere e potete saltare delle parti, iniziando a leggere nel punto che vi piace di più.>> Questo scritto per Bussola è un percorso sperimentale per capire se stessi; ha infatti descritto ciò che vedeva intorno senza lasciare molto spazio alla finzione, data la grande quantità di spunti dai quali attingere nella realtà. Ha scelto di <<guardare il mondo e raccontare, illuminare il momento decisivo, come una foto>>, e di escludere il marcio e la tristezza. Un’alternanza di momenti malinconici e divertenti permette al lettore di tuffarsi a fondo in più sentimenti possibili e consente a lui di non prendersi mai troppo sul serio.

Un incontro leggero e al tempo stesso profondo, che ha visto due membri della Redazione commossi e pronti ad acquistare il romanzo (spoiler: che già in parte hanno letto).

<<Un giorno mia figlia Ginevra mi ha detto: “Non attaccarmi la giacca così in alto sull’appendino, che non ci arrivo.” Io avrei voluto risponderle perché lo facevo: perché avevo paura che lei non avesse più bisogno di me.>>

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

9 − tre =