Tra gli Agorà e l’università

Agorà Pistacchio
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I fratelli Cappelletti si raccontano a Pass dopo il concerto al Pistacchio

di Chiara Muzzin

Il martedì sera al Pistacchio, bar della zona universitaria, è all’insegna della buona musica dal vivo. Il 12 dicembre è stato il turno degli Agorà, band veronese composta da sei ragazzi: Pierdavide Cappelletti, Gianmarco Cappelletti, Loris Ercole, Cristian Tuzzoli, Simone “Rex” Coeli e Loris “Flex” Ruffo.

Di Psycho Killer dei Talking Heads è stato chiesto il bis; La musica non c’è di Coez ha strizzato l’occhio ai giovani che popolavano il locale e Canzone di Natale degli Zen Circus si è sposata bene con l’atmosfera del periodo. Questo per dare un’idea sulla grande varietà dei testi proposti: difficile non cantarne almeno uno. L’entusiasmo infatti si è fatto sentire, sia da parte della band, sia da parte del pubblico. Oltre alle cover, nel repertorio degli Agorà ci sono anche brani composti da loro, come Contro e My way.

Pass Magazine c’era al concerto, e ha intervistato i due fratelli del gruppo, Pierdavide e Gianmarco, che studiano all’università di Verona.

Presentatevi: cosa studiate e cosa suonate?

Pierdavide: in questo gruppo io sono il cantante e attualmente sono studente di editoria e giornalismo, ultimo anno.

Gianmarco: io invece suono la batteria; adesso sto finendo il terzo anno di economia e dopo continuerò con la magistrale.

Quando è nata la vostra band? E come?

G: è nata circa tre anni fa. Fondamentalmente è stata l’unione di due band che si erano sciolte. Ci siamo uniti e abbiamo iniziato questo progetto, sempre condiviso. C’è anche un forte legame di amicizia.

P: martedì poi siamo rinati, perché prima del concerto abbiamo fatto tantissime ore in sala prove, un bel lavoro in studio. È arrivato un nuovo chitarrista, il Flex, che è fenomenale, e grazie alla sua esperienza ci siamo rimessi a studiare.

Perché avete scelto il nome Agorà?

P: abbiamo scelto Agorà perché ci interessava la questione della “piazza”, dell’incontro con le persone, un luogo di dialogo, di emozione e di condivisione.

G: anche perché abbiamo affrontato ad esempio il tema di Jan Palach e abbiamo fatto una canzone su Primo Levi.

Quanto incide la vostra formazione universitaria sul lavoro con la band? È stato appena citato Primo Levi, e tu, Pierdavide, hai studiato lettere.

P: questi studi mi hanno aiutato molto per i testi e mi hanno aperto la mente. Poi secondo me leggendo molti romanzi, molti classici, arrivi a una comprensione tout court del mondo che ti sta intorno. Dopo chiaramente devi riuscire a condividere delle emozioni, a trasmettere dei messaggi.

E tu Gianmarco, che sei economista, tieni la contabilità del gruppo?

G: Non c’è pericolo per il momento, non ci sono grandi introiti da scomodare qualcuno (ride, ndr).

Agorà Pistacchio

A chi vi ispirate? Quali sono i vostri modelli?

P: io vengo dal mondo del cantautorato e mi piace la ricerca della parola, in generale. Seguo sia cantautori impegnati come De André sia quelli più romantici come Venditti e Dalla. Poi è molto interessante tutta la scena independent che sta uscendo adesso: Zen Circus, Canova, TheGiornalisti. Sono un fan di Tommaso Paradiso.

G: i miei riferimenti musicali sono i Nirvana e i Foo Fighters. Poi anch’io ascolto molto l’indie ultimamente, che in effetti è la musica di adesso.

Com’è salire sul palco? E la serata di martedì vi è piaciuta?

G: molto. C’è sempre tensione, perché si cresce, si lavora tanto, e si vuole cercare di sbagliare il meno possibile. Poi l’esibizione è “solo” la ciliegina sulla torta di tutto il lavoro, ma è sempre bello.

P: martedì mi sono divertito tantissimo, è stata una serata folle e romantica. Poi c’è stata una soddisfazione: ho ricevuto le prime mutandine sul palco, è stato molto emozionante. Ora posso anche smettere (ride, ndr).

Il cantante degli Agorà ci sta dicendo che si ritira! A parte gli scherzi, che progetti avete per il futuro?

G: innanzitutto uscire su YouTube con qualche singolo perché – a parte la canzone su Primo Levi – manchiamo sotto quell’aspetto. Oggi se non ci sei su YouTube non ci sei proprio.

P: sì, perché adesso la prima domanda che ti fanno tutti non è “quanti album hai fatto?”, ma “sei su YouTube?”

Impegno con la band e impegno con l’università: come conciliare le due cose?

G: basta mollare l’università!

P: università?

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