Tutto scorre, nulla cambia

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La recensione del film vincitore agli Oscar 2019 per Miglior film straniero, Miglior regia e Miglior fotografia

di Gianmaria Busatta

Cleo è una domestica tuttofare nella casa di una famiglia medio borghese, residente nel quartiere Colonia Roma in Città del Messico. Gli eventi sono ambientati tra il 1970-’71, periodo in cui la capitale vive una stagione di instabilità economico-politica.

Questo è il mio film più personale.

-Alfonso Cuarón

Sono trascorsi quasi diciotto anni prima che Cuarón riportasse lo spettatore nel suo nativo Messico, dopo il magnifico Y tu mamá también, il film che gli ha aperto la strada nel panorama cinematografico hollywoodiano.

Dopo aver sperimentato il puro fantasy con Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, la fantascienza distopica con I figli degli uomini e la fantascienza tecnica con Gravity, con Roma Cuarón ritorna al genere drammatico sentimentale, rivisitandone a tratti il linguaggio cinematografico, che si dimostra ancora una volta di altissimo livello. Ogni inquadratura è studiata, ha un preciso significato; il ritmo narrativo non è di certo uno dei più sostenuti, ma è tale da permettere la massima valorizzazione di ogni elemento all’interno della scena.

Il regista racchiude l’essenza del film già all’interno della prima sequenza (di straordinaria bellezza) in cui scorrono i titoli di testa, sia dal punto di vista tecnico sia narrativo: l’assenza della colonna sonora, le inquadrature che ricercano una non dinamicità costante e che tendono a descrivere e racchiudere vicende e tensioni narrative, la pastosa fotografia in bianco e nero che richiama il cinema neorealista sono la cornice di un quadro toccante, che rappresenta l’acqua ed il riflesso di un aereoplano per raccontare la dignità umana e femminile.

L’acqua è un elemento alquanto ricorrente all’interno del film: con l’acqua Cleo lava i vestiti della famiglia borghese ed i pavimenti della loro casa; viene utilizzata l’acqua per spegnere un incendio; la rottura delle acque prima del parto segna l’inizio di una sequenza dall’elevata potenza emotiva; la vorticosa acqua del mare della scena finale.

Niente come l’acqua è tanto rappresentativo del panta rhei(“tutto scorre”, celebre aforisma del filosofo greco Eraclito). L’acqua in questo film è un’efficace metafora della vita di ciascun individuo, vittima del mutamento del corso degli eventi, dei più forti, della sorte e di peripezie sentimentali.

Cuarón porta sullo schermo scene dall’elevato impatto emotivo, tuttavia l’enfasi è posta sul silenzio e l’umiltà della protagonista, due caratteristiche che cristallizzano la dignità della sua persona. Tutto scorre, ma la dignità deve rimanere.

Interpretazione straordinaria quella di Yalitza Aparicio (Cleo), che debutta nel mondo del cinema proprio con questo film: gli sguardi silenziosi, i sorrisi spontanei ed appena accennati, le lacrime autentiche, la voce confortevole, i gesti teneri sono elementi recitativi davvero preziosi.

L’altro elemento è l’aeroplano, che fa la sua comparsa più volte nel corso del film sullo sfondo del cielo azzurro. Una metafora del desiderio di alcuni personaggi: salire su un aereo, volare, abbandonare il degrado della quotidianità, lasciarsi alle spalle la solitudine e ricominciare una nuova vita daccapo.

Roma è un film sicuramente in grado di lasciare il segno nello spettatore, sia per essere un ottimo manifesto della settima arte sia per le vicende che racconta. Distribuito da Netflix. Consigliatissimo.

https://youtu.be/6BS27ngZtxg

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