Verona 2022: verso le elezioni. Il prologo (parte 1)

Palazzo Barbieri, municipio del Comune di Verona
Palazzo Barbieri, municipio del Comune di Verona
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Verona 2022 è dietro l’angolo

In primavera, manca ancora la data precisa, si voterà a Verona per le elezioni amministrative. Significa questo “Verona 2022”. La politica cittadina, seppur abbastanza slegata dalla quotidiana vita accademica di un’università, incide anche su quest’ultima. Sia per il ruolo di collaborazione che può avere in vari ambiti, sia per le decisioni che avranno riflessi sul lungo periodo.

Un’amministrazione cittadina ha infatti un ruolo fondamentale, fra le altre cose, nel fornire i presupposti per servizi e strutture che riguardano l’Ateneo. Decidere per esempio se un’ampia area a due passi dai principali poli universitari sarà totalmente dedicata a strutture per gli studenti, o in buona parte a residenziale privato. Cose così, che oggi magari colpiscono poco, ma segneranno la vita di generazioni di studenti e studentesse.

Ci sono pure vantaggi, per la cittadinanza. Vedi i 2,3 milioni di fondi del Pnrr per la rete ciclabile, a cui Verona può accedere in quanto città universitaria.

Bando alle ciance, è quindi il caso di fare un quadro della situazione politica a Verona. Insomma, con quali prospettive ci si avvicina al voto.

Un passo indietro

Storia essenziale: Verona è una città che ha tradizionalmente votato più a destra che a sinistra. Alle ultime Regionali, tanto per dirne una, Luca Zaia ha preso il 69,78%.

Polo Zanotto università nuovo decreto coronavirus
Polo “Giorgio Zanotto” dell’Università di Verona

A fine anni Novanta fu sindaca Michela Sironi, docente universitaria, di Forza Italia. Nel 2002 l’eccezione: fu eletto Paolo Zanotto, indipendente sostenuto da una coalizione di centro-sinistra. E spinto a Palazzo Barbieri (il municipio di Verona) pure dalla sindaca uscente Sironi, che ruppe per questo con l’allora potentissima Forza Italia.

Paolo Zanotto figlio, tra l’altro, proprio di quel Giorgio Zanotto a cui è intitolato il Polo di Veronetta e che fu sindaco di Verona dal ‘56 al ‘64.

Dopo Zanotto, l’era Flavio Tosi. Dieci anni da primo cittadino, 2007-2017, inizialmente da esponente di spicco della Lega Nord, e poi da defenestrato dalla Lega salviniana. Personaggio sui generis, amato o odiato con la stessa intensità da frange diverse di veronesi. Lodato anche dai non-tosiani (“Tosiano” a Verona è una categoria dell’esistenza) per lo spirito law-and-order e il pragmatismo. Criticato per la leggerezza con cui Verona è stata cementificata e centrocommercializzata.

L’ultima elezione, nel 2017

Nel 2017 il dramma per Tosi: prova in tutti i modi a ricandidarsi per conquistare un terzo mandato, ma la legge non glielo permette. Allora sulle schede si stampa il nome della senatrice Patrizia Bisinella, allora compagna e oggi moglie.

L’avversario interno al centrodestra è Federico Sboarina, già assessore in giunta con Tosi, candidato come indipendente con la propria lista civica “Battiti per Verona” (fusa con il gruppo civico “Verona Domani”) e sostenuto da tutti i partiti maggiori, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Flavio Tosi
Flavio Tosi. Foto dalla sua pagina Facebook

Il centrosinistra si presenta diviso, Orietta Salemi con alcuni gruppi civici e Partito Democratico, e Michele Bertucco (ex-Pd) con le sponde più sinistrorse.

Per il centrosinistra è debacle totale. Caporetto. Waterloo. Teutoburgo. (Gli studenti di storia apprezzeranno). Al ballottaggio vanno Bisinella e Sboarina, entrambi di centrodestra. Una delle pedine fondamentali diventa Michele Croce, uno dell’altra decina di candidati “minori”, che dirotta i propri voti su Sboarina, concordando per sé la presidenza dell’importante azienda partecipata Agsm. (Poi pure con lui ci sarà una fragorosa rottura, ma questa è un’altra storia).

Sboarina sindaco

Nella calda estate del 2017 Federico Sboarina, avvocato e presentissimo in Curva Sud al Bentegodi, diventa sindaco. Tappa fondamentale verso la sua non ancora confermata ricandidatura sarà l’adesione a Fratelli d’Italia, con tanto di convegno alla presenza di Giorgia Meloni a Verona.

Sboarina non è quindi più un civico indipendente di centrodestra, ma ha in tasca la tessera di un partito.

Piccolo grande particolare: pochi giorni prima Matteo Salvini, a Verona, aveva detto che «un sindaco per essere giudicato deve fare 10 anni», praticamente incoronandolo a candidato del centrodestra. Candidato civico, pensava il leader della Lega. E invece…

Federico Sboarina
Federico Sboarina. Foto dalla sua pagina Facebook.

Ma questa è la storia della parte due del prologo sulle elezioni di Verona 2022, in cui i protagonisti saranno, oltre a Sboarina e Tosi, un calciatore campione d’Italia e un giornalista sotto scorta. (Spoiler: Damiano Tommasi e Paolo Berizzi).

LEGGI QUI LA PARTE 2 DEL PROLOGO

Alessandro Bonfante

Direttore editoriale di Pass Magazine da ottobre 2017, in redazione dal 2014. Laureato in lingue per il commercio e laureando alla magistrale di editoria e giornalismo.

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